Ne abbiamo rispolverate alcune

Aspettando il Festival di Sanremo

Sta per avvicinarsi un appuntamento che ogni anno vede protagonista la musica italiana: quello con il Festival di Sanremo. C’è chi lo ama, chi no, chi non perde un appuntamento, chi invece non ne vuole sapere di guardarlo. Una cosa è certa: ne parlano comunque e sempre tutti. Nel vasto e vario panorama delle canzoni scritte nel tempo, ne esistono diverse che hanno per tema la casa. Abbiamo pensato di tirare fuori qualche titolo. Alcune canzoni hanno anche partecipato alla kermesse canora e si possono conoscere, nei loro contenuti, in questo nuovo approfondimento. Andiamo a scoprirle insieme.

Una casa un po’ sfortunata: Casetta in Canadà, Quartetto Cetra (1957)

Casetta in Canadà è un brano composto da Mario Panzeri e Vittorio Mascheroni e partecipò all’edizione del Festival di Sanremo del 1957 grazie all’interpretazione di Gino Latilla, Carla Boni con il Duo Fasano e di Gloria Christian con i Poker di Voci. Anche Dalida, ne fece una versione in francese dal titolo Le ranch de Maria. La versione a cui pensiamo anche e soprattutto, è quella incisa dal Quartetto Cetra gruppo vocale che la fece divenire uno dei loro cavalli di battaglia. Questa canzone, racconta più che una storia, una strana vicenda dai risvolti un po’ grotteschi. Il protagonista si chiama Martino e aveva una piccola e graziosa casetta in Canadà, di cui un tale Pinco Panco era invidioso, per il successo che riscuoteva, perché attraeva le ragazze che passavano dalle sue parti e la trovavano bella. Il bruto Pinco Pallo – narra la canzone – decise di incendiarla, distruggendo non solo l’abitazione di Martino che rimase senza dimora, ma anche un sogno tanto prezioso come quello di avere una casa. Però lo sventurato sembrò non perdersi d’animo e ricostruì la sua casetta, circondandola di fiori, una vasca con i pesciolini e tanti fiori di lilla anche se il perfido Pinco Pallo si ostinava a volerla distruggere ogni volta. Quella che può apparire una canzone sciocca, venne scritta invece con la leggerezza caratteristica delle canzoni di un tempo e, con ogni probabilità, voleva esprimere anche quanto era importante sin dai tempi più remoti l’aspirazione di avere una casa bella e accogliente che consentisse – a chi poteva permetterselo – di vivere una vita comoda e possibilmente spensierata. E ci insegna anche se c’era qualche Pinco Pallo invidioso che tentava di distruggere questo desiderio, non bisognava perdersi d’animo. Morale della storia: mai arrendersi nel cercare la casa dei propri sogni, a dispetto dei vari pinco pallo.

Una casa strana ma bella, soprattutto per i bambini: La casa di Sergio Endrigo (1969)

Vinícius de Moraes e Sergio Bardotti, scrissero nel 1969 una canzone dal titolo La casa, che venne interpretata da Sergio Endrigo e pubblicata nell’album La vita, l’amico e l’arte dell’incontro, realizzato da Moraes in collaborazione con Giuseppe Ungaretti (poeta italiano) e arrangiata da Luis Bacalov.
L’autore brasiliano, inserì il testo di questa filastrocca – che aveva scritto per i suoi nipotini – nella sua raccolta di poesie del 1970 che si intitolava A arca (cioè l’arca). È una canzone che molti bambini di un tempo, hanno avuto di conoscere e canticchiare, perché ha l’andamento appunto di una filastrocca, anche se dai temi un po’ surreali, dato che racconta di una casa molto carina che era senza soffitto e senza cucina nella quale non si poteva nemmeno entrare perché non c’era il pavimento, non ci si poteva dormire perché non c’era il tetto. Ma era bella, bella davvero ed era ubicata in via dei matti al numero zero. Ai bambini è sempre piaciuta, forse perché nella loro purezza, sulle questioni importanti della vita (e di una casa) non si pongono mai troppe domande a differenza dei grandi. 

Case abbandonate: Vendo casa, Dik Dik (1971) e Le Case, Vinicio Capossela (1996)

Vendo Casa è stata scritta da Battisti e Mogol per il gruppo dei Dik Dik ed è diventata un successo nel 1971. Il testo parla della fine di una amore che fa sì che la casa, fino a quel momento sede di quella che si credeva potesse essere una felicità di coppia che voleva durare per tutta la vita, viene abbandonata quando i due protagonisti si lasciano e diventa tutto transato e brutto. Cresce l’erba alta, i mobili sono ricoperti da uno strato cospicuo di polvere, ci sono piatti sporchi ovunque e non resta che chiudere tutto ciò che ha rappresentato e, di conseguenza, vendere la casa.
Anche Le Case di Vinicio Capossela, contenuta nell’album Il ballo di San Vito, scritta nel 1996 affronta un tema similare. Racconta di case che diventano silenziose, dove al loro interno non si sentono più i rumori delle lavatrici, le mura non accolgono i respiri e le attese delle anime che l’hanno abitata e “tra le porte, rotolano le bottiglie nascoste, pacchi e confezioni, vite nei cartoni”. Morale della storia: quando si decide di mettere su casa, bisogna riflettere bene e a lungo. Se poi, accidentalmente, qualcosa va storto, in ogni caso, la casa si può sempre mettere in vendita.

Una casa dove ritrovarsi: Vieni a vivere con me, Luca Carboni (1987) e Ci vediamo a casa, Dolcenera (2012)

Vieni a vivere con me di Luca Carboni è un brano scritto nel 1987 (sulla musica di Nicola Lenzi) e inserito nel terzo album del cantautore che porta il suo nome e cognome. Il testo di questa canzone, racconta tutte le sfumature del desiderio di convivere al riparo delle quattro mura domestiche con la persona amata. Carboni fa un elenco di tutte le cose che si potrebbero fare insieme: dalle più innocenti a quelle più audaci. Vieni a vivere con me, inoltre, è anche il titolo di un film del 1941 diretto da Clarence Brown. Una commedia sentimentale con protagonisti James Stewart e Hedy Lamarr attori tra i più noti e affascinanti nel panorama cinematografico americano degli anni’40 e racconta la storia di uno scrittore a cui viene in mente di scrivere un romanzo, sulla storia che lo vede coinvolto con una donna molto bella quanto misteriosa, di cui si è innamorato. E visto che ci avviciniamo anche al periodo della festa dedicata agli innamorati, chissà, magari potrebbe arrivare assieme a fiori, cioccolatini, cuori e romanticherie varie, anche una proposta tanto importante come: “Vieni a vivere con me?”.

Ci vediamo a casa infine, è una canzone del 2012, scritta e interpretata dalla cantante italiana Dolcenera e inserita nella riedizione di quell’anno, dell’album Evoluzione della specie uscito un anno prima. Anche questa canzone, ha partecipato al Festival di Sanremo, è stata proposta durante la serata dedicata ai duetti in coppia con Max Gazzè e si è posizionata al sesto posto nella graduatoria finale. Però, ha avuto un discreto successo radiofonico lontano dalle luci e dal palco della kermesse sanremese. È stata anche appositamente composta per la colonna sonora dell’omonimo film diretto da Maurizio Ponzi, uscito nell’aprile dello stesso anno, che racconta le storie di tre giovani coppie alle prese con le tematiche espresse nel brano. La casa per Dolcenera (che in questa canzone trae ispirazione da una vicenda personale realmente vissuta) è un simbolo che rappresenta le difficoltà della vita moderna. Una casa è un rifugio, è il luogo nel quale si costruisce una relazione e che da un senso di appartenenza. Purtroppo, con tutte le problematiche legate ai tempi di crisi, cadono tante certezze e si sbiadiscono anche i sogni più belli e soprattutto non è semplice poter accedere a un mutuo per acquistarla. Vuole però alla fine trasmettere anche un messaggio positivo, lasciando intravedere quegli spiragli di speranza che non devono mai venire meno, ma che occorre continuare a coltivare per inseguire (e soprattutto raggiungere) l’obiettivo che ci porta a dire che comunque vada, “Ci vediamo a casa”.